Mercati - Materie Prime Critiche ed Energia: rischi e opportunità per il l'industria manifatturiera e dell'energia
Alberto Tremolada - E.R.M.A. (European Raw Materials Alliance)
Riflessioni generali
Criticità per il settore manifatturiero
L'European Raw Materials Alliance (ERMA)
Riflessioni generali
Spunti di riflessione non banali su dove siamo nella realtà, andando oltre la narrazione ( ricordando che i paesi oligopolistici non sono diventati leader in pochi anni, i rischi sono noti da decenni si è preferito ignorarli ):
Senza materie prime critiche che siano primarie - secondarie da riciclo e settori che le trasformano, beni e servizi non potrebbero
essere prodotti, compreso le infrastrutture e device digitali, alternative non ne esistono nel presente e futuro.
L'indipendenza da paesi oligopolistici detentori e refiners di materie prime critiche ( Australia - Cina - India - Myanmar Russia per
citarne alcuni ) è una chimera, non solo per l'esplosione consumi per la transizione energetica - mobilità sostenibile ma anche perché non tutte le materie prime sono riciclabili all'infinito (per decadimento caratteristiche che non li rendono più riutilizzabili)
La responsabilità è anche nostra nell'aver scelto ( per ragioni di balance costi - profitti) una delocalizzazione selvaggia verso paesi low cost che non erano con industrie fiorenti sviluppate e con popolazione con adeguato potere acquisto per alimentare consumi interni ( Cina era nazione a vocazione agricola).
Di fatto abbiamo contribuito ad autocrearci concorrenza in tutti i settori con lo svantaggio di non essere competitivi sui costi e
dipendenza anche sulla componentistica difficilmente sostituibile (non avendo più ecosistemi)
La certezza del diritto e durata nel tempo (certificazioni - norme e leggi) sono fondamentali per attrarre investimenti e mettere a terra interventi strutturali per sostenere - mantenere la competitività nostri ecosistemi e la sostenibilità multilivello (ambientale - economica
- sociale e territoriale)
Siamo in ritardo di decenni per inazione anche di chi preposto a decidere, pensare in pochi anni di raggiungere goals di sostenibilità calati dall'alto è huge challenge, necessita approccio soft turandosi il naso con mix energetico che preveda, per esempio, anche l'uso del nucleare - idrogeno - biofules ecc
Spunti di riflessione non banali su dove siamo nella realtà, andando oltre la narrazione ( ricordando che i paesi oligopolistici non sono diventati leader in pochi anni, i rischi sono noti da decenni si è preferito ignorarli ):
Il mondo è diviso in blocchi
- Orientale ( con la Cina - Russia e altri paesi dell'area )
- Europeo
- Africa
- Nord America
- Sud America
Pensare di sostituire, anche se in Africa e Sud America gli stati si stanno muovendo per valorizzare maggiormente le risorse di cui
dispongono, Cina - Russia e altri paesi ( escludendo le fonti fossili dove come Italia siamo ben presenti ) è difficilmente realizzabile.
Cina - Russia e altri paesi non hanno solo il quasi monopolio delle concessioni sfruttamento materie prime critiche, ma anche legami economici e sono detentori del debito contratto dai paesi Africani nei loro confronti.
Credete che i paesi Africani possano ribaltare rapporti molto stretti con Cina - Russia e altri paesi?
Fare concorrenza sui costi è guerra persa con i paesi low cost, anche pensare che regulatories rivisti o abrogati ci ridiano la competitività persa è strategia zoppa.
Recuperare competitività è anche intervenire su muda - attività a non valore - riduzione complessità - utilizzo materiali e molto altro.
Non esistono in natura le zero emissioni (greenwashing communication) esiste il net zero compensativo
Criticità per il settore manifatturiero
Per una serie di materie prime come terre rare, gallio, magnesio e boro, l'attuale dipendenza dell'UE dalle forniture provenienti dalla Cina è superiore al 90% e la fornitura di boro è concentrata in Turchia.
In altri casi, è la capacità di lavorazione ad essere concentrata, con la Cina che controlla il 56% della capacità globale di litio raffinato, il 60% di cobalto raffinato, il 58% di manganese raffinato.
Inoltre, la Cina ha rafforzato il proprio dominio sulla catena del valore globale avendo acquisito il controllo di attività minerarie di cobalto in Congo e non solo.
E' motivo di preoccupazione date le attuali tensioni geopolitiche e il fatto che le transizioni verde e digitale aumenteranno la domanda in modo esponenziale.
Ad esempio, si prevede che la domanda di materiali legati alle batterie, come il litio, aumenterà fino a 42 volte.
Il Critical Raw Materials Act recentemente adottato cerca di affrontare questo problema in diversi modi, tra cui fissando una serie di obiettivi per 17 materie prime strategiche.
L'obiettivo è che entro il 2030:
- almeno il 10% del consumo annuale dell'UE verrà estratto nell'UE
- almeno il 40% del consumo annuale dell'UE sarà trasformato nell'UE
- almeno il 25% del consumo annuale dell'UE deriverà dal riciclaggio nell'UE
- non più del 65% del consumo annuale dell'UE di ciascuna materia prima strategica deriverà da un singolo paese terzo.
L'European Raw Materials Alliance (ERMA)
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Spunti di riflessione non banali su dove siamo nella realtà, andando oltre la narrazione ( ricordando che i paesi oligopolistici non sono diventati leader in pochi anni, i rischi sono noti da decenni si è preferito ignorarli ):
Senza materie prime critiche che siano primarie - secondarie da riciclo e settori che le trasformano, beni e servizi non potrebbero
essere prodotti, compreso le infrastrutture e device digitali, alternative non ne esistono nel presente e futuro.
L'indipendenza da paesi oligopolistici detentori e refiners di materie prime critiche ( Australia - Cina - India - Myanmar Russia per
citarne alcuni ) è una chimera, non solo per l'esplosione consumi per la transizione energetica - mobilità sostenibile ma anche perché non tutte le materie prime sono riciclabili all'infinito (per decadimento caratteristiche che non li rendono più riutilizzabili)
La responsabilità è anche nostra nell'aver scelto ( per ragioni di balance costi - profitti) una delocalizzazione selvaggia verso paesi low cost che non erano con industrie fiorenti sviluppate e con popolazione con adeguato potere acquisto per alimentare consumi interni ( Cina era nazione a vocazione agricola).
Di fatto abbiamo contribuito ad autocrearci concorrenza in tutti i settori con lo svantaggio di non essere competitivi sui costi e
dipendenza anche sulla componentistica difficilmente sostituibile (non avendo più ecosistemi)
La certezza del diritto e durata nel tempo (certificazioni - norme e leggi) sono fondamentali per attrarre investimenti e mettere a terra interventi strutturali per sostenere - mantenere la competitività nostri ecosistemi e la sostenibilità multilivello (ambientale - economica
- sociale e territoriale)
Siamo in ritardo di decenni per inazione anche di chi preposto a decidere, pensare in pochi anni di raggiungere goals di sostenibilità calati dall'alto è huge challenge, necessita approccio soft turandosi il naso con mix energetico che preveda, per esempio, anche l'uso del nucleare - idrogeno - biofules ecc
Spunti di riflessione non banali su dove siamo nella realtà, andando oltre la narrazione ( ricordando che i paesi oligopolistici non sono diventati leader in pochi anni, i rischi sono noti da decenni si è preferito ignorarli ):
Il mondo è diviso in blocchi
- Orientale ( con la Cina - Russia e altri paesi dell'area )
- Europeo
- Africa
- Nord America
- Sud America
Pensare di sostituire, anche se in Africa e Sud America gli stati si stanno muovendo per valorizzare maggiormente le risorse di cui
dispongono, Cina - Russia e altri paesi ( escludendo le fonti fossili dove come Italia siamo ben presenti ) è difficilmente realizzabile.
Cina - Russia e altri paesi non hanno solo il quasi monopolio delle concessioni sfruttamento materie prime critiche, ma anche legami economici e sono detentori del debito contratto dai paesi Africani nei loro confronti.
Credete che i paesi Africani possano ribaltare rapporti molto stretti con Cina - Russia e altri paesi?
Fare concorrenza sui costi è guerra persa con i paesi low cost, anche pensare che regulatories rivisti o abrogati ci ridiano la competitività persa è strategia zoppa.
Recuperare competitività è anche intervenire su muda - attività a non valore - riduzione complessità - utilizzo materiali e molto altro.
Non esistono in natura le zero emissioni (greenwashing communication) esiste il net zero compensativo
Criticità per il settore manifatturiero
Per una serie di materie prime come terre rare, gallio, magnesio e boro, l'attuale dipendenza dell'UE dalle forniture provenienti dalla Cina è superiore al 90% e la fornitura di boro è concentrata in Turchia.
In altri casi, è la capacità di lavorazione ad essere concentrata, con la Cina che controlla il 56% della capacità globale di litio raffinato, il 60% di cobalto raffinato, il 58% di manganese raffinato.
Inoltre, la Cina ha rafforzato il proprio dominio sulla catena del valore globale avendo acquisito il controllo di attività minerarie di cobalto in Congo e non solo.
E' motivo di preoccupazione date le attuali tensioni geopolitiche e il fatto che le transizioni verde e digitale aumenteranno la domanda in modo esponenziale.
Ad esempio, si prevede che la domanda di materiali legati alle batterie, come il litio, aumenterà fino a 42 volte.
Il Critical Raw Materials Act recentemente adottato cerca di affrontare questo problema in diversi modi, tra cui fissando una serie di obiettivi per 17 materie prime strategiche.
L'obiettivo è che entro il 2030:
- almeno il 10% del consumo annuale dell'UE verrà estratto nell'UE
- almeno il 40% del consumo annuale dell'UE sarà trasformato nell'UE
- almeno il 25% del consumo annuale dell'UE deriverà dal riciclaggio nell'UE
- non più del 65% del consumo annuale dell'UE di ciascuna materia prima strategica deriverà da un singolo paese terzo.
L'European Raw Materials Alliance (ERMA)
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Fonte: SAVE ottobre 2024 Tavola Rotonda: Transizione 5.0, tra digitale e green
Mercati: Industria manifatturiera
Parole chiave: Transizione 5.0
- Eligio Manuzzato
- Jacopo Romiti
- Veronique Mazza
- Luca Tiozzo Netti
- Federica Dallanoce
- Marco Bortoli
- MIMIT - Ministero delle Imprese e del Made in Italy